Se in Rai dicono che la batteria non si può togliere dal cell

Abbiamo scritto un post sul nostro Canale Telegram: lo abbiamo fatto in tempo reale proprio mentre ascoltavamo la trasmissione ed era appena stata detta la frase incriminata.

Per chi è un “fedelissimo”- sono 325 le persone iscritte al Canale ma sono molto meno coloro che leggono subito i post– la questione è nota ma per tutti gli altri è assolutamente doveroso chiarire di cosa si parla.

Per non annoiare il lettore diciamo subito che qui si tratta della vera e propria dittatura – più o meno strisciante e soft- alla quale siamo sottoposti tutti.

Le caratteristiche di tale, lo ripetiamo, “dittatura” le descriveremo con cura ma ora ci soffermeremo su un aspetto: l’uso dello smartphone.

Poiché neppure i media proni al potere possono negare certe evidenze ecco che nella Radio Tv di Stato –la Rai- parlano di certe cose.

Nella fattispecie, così diamo subito le coordinate temporali e non solo quelle, nella giornata di martedì 23 Aprile 2024, sul servizio pubblico ci parlano “dello smartphone e di come quest’ultimo negli ultimi anni ha cambiato il nostro modo di vivere e anche di pensare.”.

E’ virgolettato perché preso pari pari dalla presentazione del programma (che trovate pure QUI). Ascolto molto la radio, in casa ed in macchina. Soprattutto Radio 1 Rai. Non è il top ma qui mi dilungherei all’infinito se dovessi spiegare perché ascolto soprattutto questo canale.

Durante la prima parte della trasmissione – iniziata come ogni giorno alle 16.05 – si parla di un tema che mi interessa, si, ma che ascolto un poco distrattamente.

Con viva attenzione seguo la seconda parte dove, come detto, si parla della dipendenza da smartphone. Naturalmente non si usa tale termine – o forse si: scopritelo riascoltando il podcast- in modo esplicito.

Di fatto uno degli ospiti dice delle cose molto interessanti e probabilmente non avevano concordato per benino le cose che doveva dire. (O forse si? Chissà)

Ed è così che un Docente universitario dice una verità grande che, purtroppo, non tutti sanno. O meglio: tutti si sono accorti che da almeno tre o quattro anni (ma anche molto più) i telefoni cellulari – oramai chiamato con un inglesismo inutile che però rivela un fatto vero: non è più solo un telefono lo “smartphone”- non hanno più la batteria removibile come un tempo.

Chi ha una certa età ricorda bene che i primi telefonini avevano la batteria che si poteva tranquillamente rimuovere. Ed anzi, tale operazione la si compieva abitualmente anche perché, generalmente, la sim card si trovava proprio lì sotto dietro la batteria.

Come detto, non è più così.

I telefoni, o smartphone, sono un blocco unico. La sim la si inserisce con una strana manovra usando un curioso aghetto che,  a mo’ di chiave,  dischiude un esile “cassettino” ove si mette il microchip ovvero la sim sempre più minuscola.

La trasmissione era iniziata da ben oltre mezz’ora e si era passati all’argomento di cui stiamo parlando. Il primo ospite dice cose abbastanza ragionevoli ma, appunto, molto in linea col mainstream.

La mia attenzione è notevolmente destata quando il secondo ospite, in collegamento diretto, fa delle affermazioni che probabilmente i boss della big tech (e men che meno l’elite globalista!) non hanno gradito.

Il Professore associato presso il dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università degli studi di Milano Bicocca (si occupa di Sociologia dei media) – tale Marco Gui- dopo i saluti di rito viene intervistato.

Ed esordisce – per chi è andato a risentirsi il podcast o lo farà, siamo al minuto 36– parlando di “imposizione”. Qui mi si drizzano le orecchie: è strano – penso fra me- che stia dicendo queste cose. Che, diciamolo subito: sono COSE VERE, ma proprio per questo è strano che vengano dette non in un video “complottista” od in una di quelle chat dove, in mezzo a tante esagerazioni ed affermazioni apocalittiche, viene riferito il vero ovvero viene “smascherato” il piano della élite globalista, ma alla Rai!

Andiamo con calma: cosa dice il nostro Gui. Alla prima domanda – posta da uno dei tre conduttori, Daniela Arrigoni- ha parlato dello smartphone come un qualcosa che, in fondo,  è stato imposto.

Ora non verrà fatta una trascrizione integrale (o magari la “sbobinatura” la faremo in futuro qualora qualcuno dovesse negare quanto riportiamo) ma diremo i contenuti e virgoletteremo alcune precise affermazioni.

Dopo la affermata “imposizione” Gui usa una ulteriore affermazione che ci colpisce: egli parla di  “una retorica tecno-ottimistica che ci ha guidato fin qui” (minuto 36.25) secondo la quale tutto ciò che era innovazione tecnologica e soprattutto digitale era “qualcosa di buono”.

Caspita, mi dico: qui il prof sta osando troppo! E non mi ero sbagliato. Sentite cosa dice poco dopo. Assieme all’eloquio,  davvero libero e chiaro, emergono alcuni termini che descrivono bene la realtà: imposto, monopolio, globalismo..

Al minuto 37 menziona per la prima volta il termine “sensori”. Attenzione: non tutti sanno bene di cosa sta parlando. Molti, probabilmente, non hanno colto  la portata delle affermazioni. Non tutti – anzi: pochissimi- conoscono la estrema pericolosità dello smartphone.

Al più si è soliti dire che si è creata una specie di dipendenza, che “vedi tutti col cell in mano” ma oltre queste affermazioni –purtroppo VERE- non si va.

Noi, per non appesantire il già lungo articolo, non diciamo quali e quanti pericoli cagiona – e causerà sempre più in futuro ma continuiamo a seguire le parole dell’ospite della trasmissione Rai “Il pomeriggio di Radio1” del 23/04/2024.

L’altro conduttore, Massimo Giraldi, gli pone una ulteriore domande che è un assist perfetto: in sintesi gli chiede se mai nella storia ci si è trovati di fronte ad un oggetto tanto potente che ci rende dipendenti e “schiavi”.

La risposta è naturalmente no. Perché in effetti mai si era giunti a tale livello. Già Gui aveva parlato della necessità di porsi degli interrogativi sulla “democraticità”, ora asserisce “non esserci mai stato uno strumento” simile che oggi “andrebbe ripensato”.

Non è finita. Sentite, siamo al minuto 38.40 e Gui cita un libro, e da lì estrae un pericolo, almeno potenziale dello smartphone: “il fatto che non si possa togliere la batteria”.

Cavoli, mi dico, qui il prof ora viene subito messo a tacere! Ed invece non viene zittito e sentite cosa dice rispetto al fatto che non si possa rimuovere la batteria: “non sappiamo cosa sta succedendo e cosa i sensori stanno captando neanche se lo spegniamo”.

Ecco qua, il re è nudo.

Da decenni sappiamo che quegli aggeggi sono potenzialmente pericolosi – e non solo per la dipendenza e per la salute fisica: occhi, memoria, concentrazione, postura– ed ora, alla Rai ci dicono apertis verbis che non sappiamo cosa “captano” e cosa quindi possono potenzialmente trasmettere di noi: non solo quando non stiamo effettuando delle telefonate ma addirittura persino se spegniamo il telefono lui “trasmette”. E del resto, ha già rilevato Gui, la batteria non si può materialmente togliere!

Cosa che ripete al minuto 39.05: “e non possiamo neppure togliere la batteria”.

Bene, noi ci fermiamo qui. Vi abbiamo già scritto tanto e comunque vi abbiamo dato le coordinate. Se la cosa vi interessa risentite la trasmissione (in particolare l’intervento citato) e poi, se volete, ne riparliamo. Sennò a cosa servono i blog?

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